Tratto da "Corriere della sera.it".
Come in Abruzzo, controlli sugli edifici di proprietà comunale: già negli anni 70 erano le «case di ricotta»
L’ordinanza di sgombero è arrivata il 13 agosto, firmata dal sindaco: decine di famiglie delle case Armellini di Ostia dovranno andare via: secondo i vigili del fuoco gli edifici sono a rischio crollo. I vigili urbani hanno bussato a tutte le porte dell’edificio. E ora, tra rabbia e perplessità, in molti dovranno far fagotto in fretta e furia e lasciare la casa pericolante entro giovedì 20 o venerdì 21 agosto al massimo.
A traslocare saranno quindici famiglie che vivono a Nuova Ostia al civico 15 di via Marino Fasan dove svettano le palazzine comunali Armellini, quelle che negli anni Settanta venivano chiamate le «case di ricotta». A dare una spallata neanche troppo forte i muri venivano giù e una leggenda dice che i costruttori, per risparmiare, avessero «allungato» la calce con la sabbia presa dalla spiaggia a 50 metri dal cantiere. Oggi il rischio concreto, hanno scritto i vigili del fuoco in un dettagliato rapporto inviato al Campidoglio, è che crollino «i pilastri portanti, con il conseguente collasso di tutto il fabbricato ». Un accertamento condotto su tutti gli immobili di proprietà comunale dopo il terremoto che ha distrutto l’Abruzzo.
Di fronte all’evidenza di un «pericolo per l’incolumità pubblica», il 6 agosto il sindaco Alemanno ha firmato il provvedimento di sgombero «anche forzoso». Non che le operazioni di trasloco debbano necessariamente trasformarsi in un problema di ordine pubblico. Però mamme, papà, bimbi, anziani, nonne in carrozzella che saranno ospitati al residence Borgo del Poggio, sull'Ardeatina, poco fuori del Raccordo Anulare, sembrano contrari all’idea di andarsene. Ieri molti della scala A lo hanno scritto chiaro e tondo in una petizione che sta girando di piano in piano e che ha già raccolto una trentina di firme. E mentre in serata la polizia municipale ha notificato altre ordinanze in palazzi vicini, per la mattinata di oggi è previsto un sit-in di fronte alla sede dell’ufficio tecnico del municipio di Ostia.
Incerti i tempi per il rientro a casa. Che avverrà solo dopo che per «travi e pilastri deteriorati» sarà terminato il «restyling» che potrebbe durare svariati mesi. Tra gli inquilini più arrabbiati c’è la signora Maria Ottaviani, 55 anni, che vive con la madre Mafalda, 84, invalida al 100 per cento. «Abbiamo l’assistenza domiciliare a Ostia e ci vogliono mandare a vivere dalle parti del Divino Amore. Non so come faremo. Ci stanno sradicando da casa d’improvviso, senza informazioni». Furibonda pure Severina Pignataro, 65 anni. Con figlio e nuora al lavoro, e residenti nella stessa palazzina pericolante, è lei a badare ai «tre nipoti che vanno a scuola e all’asilo».
«Quando i vigili mi hanno notificato lo sgombero - spiega -, la prima preoccupazione è stata per i bimbi, che non so dove finiranno». Qualcuna più rassegnata, come la signora Claudia Ilari, spera «che almeno il Comune si adoperi per non mandarci troppo lontano da casa». Un invito rilanciato da Marco Noli, segretario della sezione «Ostia Ponente» di Rifondazione comunista e assistente sociale Asl che conosce molte delle famiglie che dovranno traslocare: «Questo trasferimento all’Ardeatino è incomprensibile - sbotta polemico - . A ben guardare, non mancano alberghi e residence a Ostia: c’è l’Enalc Hotel sul lungomare, inutilizzato da anni. O la foresteria del polo natatorio, inaugurata ma vuota».
Alessandro Fulloni
19 agosto 2009
Come in Abruzzo, controlli sugli edifici di proprietà comunale: già negli anni 70 erano le «case di ricotta»
L’ordinanza di sgombero è arrivata il 13 agosto, firmata dal sindaco: decine di famiglie delle case Armellini di Ostia dovranno andare via: secondo i vigili del fuoco gli edifici sono a rischio crollo. I vigili urbani hanno bussato a tutte le porte dell’edificio. E ora, tra rabbia e perplessità, in molti dovranno far fagotto in fretta e furia e lasciare la casa pericolante entro giovedì 20 o venerdì 21 agosto al massimo.
A traslocare saranno quindici famiglie che vivono a Nuova Ostia al civico 15 di via Marino Fasan dove svettano le palazzine comunali Armellini, quelle che negli anni Settanta venivano chiamate le «case di ricotta». A dare una spallata neanche troppo forte i muri venivano giù e una leggenda dice che i costruttori, per risparmiare, avessero «allungato» la calce con la sabbia presa dalla spiaggia a 50 metri dal cantiere. Oggi il rischio concreto, hanno scritto i vigili del fuoco in un dettagliato rapporto inviato al Campidoglio, è che crollino «i pilastri portanti, con il conseguente collasso di tutto il fabbricato ». Un accertamento condotto su tutti gli immobili di proprietà comunale dopo il terremoto che ha distrutto l’Abruzzo.
Di fronte all’evidenza di un «pericolo per l’incolumità pubblica», il 6 agosto il sindaco Alemanno ha firmato il provvedimento di sgombero «anche forzoso». Non che le operazioni di trasloco debbano necessariamente trasformarsi in un problema di ordine pubblico. Però mamme, papà, bimbi, anziani, nonne in carrozzella che saranno ospitati al residence Borgo del Poggio, sull'Ardeatina, poco fuori del Raccordo Anulare, sembrano contrari all’idea di andarsene. Ieri molti della scala A lo hanno scritto chiaro e tondo in una petizione che sta girando di piano in piano e che ha già raccolto una trentina di firme. E mentre in serata la polizia municipale ha notificato altre ordinanze in palazzi vicini, per la mattinata di oggi è previsto un sit-in di fronte alla sede dell’ufficio tecnico del municipio di Ostia.
Incerti i tempi per il rientro a casa. Che avverrà solo dopo che per «travi e pilastri deteriorati» sarà terminato il «restyling» che potrebbe durare svariati mesi. Tra gli inquilini più arrabbiati c’è la signora Maria Ottaviani, 55 anni, che vive con la madre Mafalda, 84, invalida al 100 per cento. «Abbiamo l’assistenza domiciliare a Ostia e ci vogliono mandare a vivere dalle parti del Divino Amore. Non so come faremo. Ci stanno sradicando da casa d’improvviso, senza informazioni». Furibonda pure Severina Pignataro, 65 anni. Con figlio e nuora al lavoro, e residenti nella stessa palazzina pericolante, è lei a badare ai «tre nipoti che vanno a scuola e all’asilo».
«Quando i vigili mi hanno notificato lo sgombero - spiega -, la prima preoccupazione è stata per i bimbi, che non so dove finiranno». Qualcuna più rassegnata, come la signora Claudia Ilari, spera «che almeno il Comune si adoperi per non mandarci troppo lontano da casa». Un invito rilanciato da Marco Noli, segretario della sezione «Ostia Ponente» di Rifondazione comunista e assistente sociale Asl che conosce molte delle famiglie che dovranno traslocare: «Questo trasferimento all’Ardeatino è incomprensibile - sbotta polemico - . A ben guardare, non mancano alberghi e residence a Ostia: c’è l’Enalc Hotel sul lungomare, inutilizzato da anni. O la foresteria del polo natatorio, inaugurata ma vuota».
Alessandro Fulloni
19 agosto 2009
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