Ho cercato di cambiare le cose, ho sperato in un’Italia diversa, ho preso tante “mazzate”, ho sempre mantenuto la speranza di veder cambiare questo mio bel paese, ma venerdì mattina alle ore 10 mi sono sentita sopraffatta.
Venerdì 6 marzo, ore 10, decido di telefonare al numero 06 67105788 , del Comune di Roma, per avere informazioni sulla richiesta presentata a febbraio 2008, ai sensi della legge 9 gennaio 1989 n 13, “contributo per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”. Mi risponde un signore e, alla mia domanda sui tempi tecnici di attesa per il rimborso, ammette “candidamente” che stanno attualmente “prendendo in considerazione” le domande presentate nell’anno 2005 (entro il mese di febbraio).
Metto giù il telefono ed in un attimo mi assale una profonda vergogna per il Paese in cui vivo, per l’impiegato che non ha sentito neanche lontanamente il bisogno di scusarsi rispetto all’evidente ingiustizia, causata dalla ingiustificata lungaggine dell’iter, per la mia famiglia che da 18 anni, da quando ha avuto la fortuna di accogliere nella propria vita un figlio disabile, deve continuamente lottare per vedere tutelati i suoi diritti a vivere una vita normale. Diritti continuamente messi in discussione da una burocrazia cieca ed ignorante, da una palese e tacita violazione dei principi fondamentali di civiltà sanciti nella nostra Carta Costituzionale, dal non rispetto per i più deboli, dalla mancanza di cultura della solidarietà.
Io, mio marito ed il fratello maggiore di Enrico, abbiamo avuto la sorte di vederci cambiare la vita, da questo nostro meraviglioso e speciale ragazzo, che ci ha profondamente cambiato in meglio, ci ha reso difficile ogni cosa, ma nello stesso tempo ci ha dato la possibilità di amare ancora di più la vita, perché lui ogni giorno ci mostra quanto impegno e quanto coraggio ci mette per vivere.
Per poter permettere ad Enrico (allora diciassettenne alto 185 cm) di vivere una vita familiare decente, nel gennaio 2008, dopo un anno passato a trasportarlo a braccia dal piano inferiore al piano superiore della nostra abitazione a causa di un aggravamento, con le immaginabili conseguenze fisiche anche per noi, prendiamo la decisione di dotare la nostra abitazione di un montascale interno ed esterno, per la “modica“ cifra di 16,500 euro, cifra che ovviamente (famiglia monoreddito) non abbiamo disponibile e che costringe mio marito a chiedere un anticipo sul TFR, più un prestito in banca per poter far fronte alla spesa.
Dopo un anno dalla presentazione della documentazione e dal pagamento delle fatture, di fronte ad una legittima richiesta, veniamo a sapere che il Comune di Roma sta prendendo in considerazione oggi, le richieste fatte nel 2005, forse la nostra verrà “presa in considerazione” nel 2013. Nel frattempo, la nostra famiglia si impoverirà ancora di più, ma avrà la certezza che l’avere cercato di assicurare a nostro figlio il diritto di continuare a vivere con la propria famiglia, in un’abitazione adeguata alle sue esigenze, non solo non è un diritto tutelato, ma anzi diventa un evidente danno.
Non so di chi siano le responsabilità di questo enorme ritardo nel “lavorare” le pratiche e nell’erogare i contributi, se della Regione Lazio, del Comune di Roma o della negligenza di tanti e mi chiedo che situazione ci sia nelle altre Regioni d’Italia.
Mi immagino le tante le famiglie in difficoltà che non hanno neanche la possibilità di chiedere prestiti per sostenere questa spesa e mi vergogno, mi vergogno, mi indigno profondamente e continuo a rialzare la testa con la precisa sensazione di dover proteggere mio figlio ma anche tutti i disabili di fronte ad una Amministrazione pubblica insensibile ed inefficiente e ad una burocrazia lenta e irresponsabile, che non vedono le persone che hanno di fronte, ma soltanto pile di carta, iter e procedure.
Riceviamo e pubblichiamo.
RispondiEliminaVittorio Ferrara ha scritto:
Ed una delle 1000 mail che l'hanno ricevuta vi prega di dare la propria solidarietà alla vittima di questa assurda burocrazia mista di boiardi e boiardini insieme a tutti i parolai politici che la sponsorizzano.
Io stesso ne sono stato vittima ed ho reagito avvalendomi dell'unica arma che questa gentaglia che ci amministra teme : "LA STAMPA". Ha effettivamente funzionato,per tacitarmi hanno dovuto autorizzarmi ad eseguire i lavori per l'eliminazione della barriera architettonica che mi impediva di far uscire mia madre in giardino.Peccato che fosse già morta!! Ed operavo a spese mie...............figuriamoci cosa accade alla signora Emanuela B
Parecchie volte ho provato a risolvere il superamento delle barriere dalla stazione di Ostia Antica agli scavi,naturalmente senza riuscirci.Pensate,basterebbe solo spostare il capolinea dalla piazzetta di Ostia Antica alla stazione eliminando tra l'altro una decisione demenziale quasi pari al semaforo sulla via del mare.............niente,chi sta in carrozzella deve rimanere a casetta senza disturbare il quieto vivere di questa gente.
Vittorio Ferrara