Tratto da AGR on line.
I cittadini di Acilia esasperati dal traffico, un vulcano pronto ad esplodere
Se in un giorno qualsiasi dei prossimi, un ipotetico vulcano sorgesse eruttando ai Monti di San Paolo e, come nel 79 d. C. a Pompei, ricoprisse di cenere e lapilli la zona circostante, gli archeologi del futuro troverebbero, perfettamente conservate, sotto lo strato di polveri, teche metalliche di ogni genere, a mantenere i resti mortali di quelli che erano stati automobilisti e pendolari.
Come ogni mattina di giorno feriale, gente che va al lavoro, che accompagna i figli a scuola, che si muove per le proprie necessità, si affolla e si accalca nei nodi nevralgici del trasporto della zona di Acilia: la stazione, la Via del Mare, l’Ostiense, la Via Cristoforo Colombo. Una serie infinita di imbuti e colli di bottiglia verso i quali, sono costrette a confluire tutte le necessità di viabilità della zona.
Le arterie stradali e quelle ferroviarie risalgono generalmente ai primi anni del secolo scorso, per tacere dell’Ostiense, opera di alta ingegneria romana, ma datata 335 a.C.
Da quei primi decenni l’incremento demografico è stato esponenziale. Quando Fellini girava “Le notti di Cabiria”, in queste zone cominciava lo sviluppo:nascevano il Villaggio San Francesco e San Giorgio, mancava l’acqua e la luce elettrica e rare automobili percorrevano l’”autostrada”, come veniva allora chiamata la Via del Mare.
Dragona e Dragoncello erano un latifondo agricolo, Centro Giano una zona di prati: uscendo da Acilia, il primo insediamento urbano in direzione mare era il piccolo borgo di Ostia Antica, verso Roma era Vitinia, allora detta Risaro.
Ora non c’è più soluzione di continuità, gli insediamenti si susseguono da San Paolo al mare. Ma la viabilità è rimasta la stessa. Certamente interventi ne sono stati fatti, ma, a giudicare dal risultato, sembrano essere stati parziali ed in ritardo, quando non hanno peggiorato la situazione.
Se proprio c’è la necessità di prendere l’auto, si cerca di evitare gli “orari di punta”: dalle 7 alle 10 del mattino, dalle 17 alle 20 di sera, ovvero il periodo in cui si va al lavoro e quello del rientro. La situazione è talmente compromessa che nessun notiziario di traffico ne parla nemmeno più. E’ ormai diventata una normalità.
Il nodo cruciale è lo svincolo di Acilia. Le parte nord e sud di questa località, sono storicamente separate dalla Via del Mare. Anni addietro le due zone comunicavano tramite un ponticello di età fascista ed un attraversamento a raso, regolato da semaforo. Poi, dopo anni di studio, venne deciso di interrare la Via del Mare: un tunnel avrebbe superato la zona problematica, consentendo al traffico di Ostia di superare indenne, e velocemente, la zona di traffico, uscendo alla luce all’altezza di Casal Bernocchi. Ma la galleria è stata realizzata parzialmente. L’uscita è appena dopo il luogo dove esisteva precedentemente il semaforo.
La Via Ostiense, che prima correva all’esterno, a fianco della Via del Mare, ora si incanala anch’essa in un tunnel, parallelo al precedente, ma con un’uscita solo 30 metri prima dell’ingresso di Acilia della Via del Mare. In pratica chi arriva dall’Ostiense si trova costretto a traversare la fiumana di coloro che vogliono entrare sulla Via del Mare o ad accodarsi alla stessa.
L’effetto a catena si ripropone ogni mattina. La quantità di traffico in direzione Roma, proveniente da Ostia, è sufficiente di per sé ad intasare la declassata SS8. Questo genera ripercussioni sull’ingresso di Acilia, che non è in grado di ricevere tutto il flusso in arrivo. La coda che viene immancabilmente a formarsi si interseca con chi deve, necessariamente, uscire dal tunnel dell’Ostiense, creando coda nella galleria e continui intrecci tra chi continua con la stessa strada e chi si inserisce nell’altra. Si aggiunga che la Via del Mare è vietata a tutti i mezzi, escluse le autovetture, per cui i camion, i furgoni, gli autoarticolati o i TIR sono costretti a traversare tutto il fiume di vetture.
Risalendo la corrente la fila si separa in due diverse componenti: il ramo di provenienza Acilia centro e quello in arrivo dalle zone nord (San Francesco, Dragoncello, Dragona). Il primo si estende retrocedendo sulla Via di Acilia fino all’altezza in cui comincia, in senso inverso, la coda per il semaforo di ingresso alla Cristoforo Colombo, che sconta tutto il raccolto da Casalpalocco, AXA, Madonnetta, Infernetto e zone limitrofe, interferendo nel frattempo, con tutte le vie trasversali, e bloccando anche il traffico locale. Il secondo ramo rincula fino all’altezza del Villaggio San Francesco, dove un semaforo le interrompe la continuità, ma non la lunghezza, acquisendo, in più fasi, il flusso di Dragona, Dragoncello, San Francesco, Monti di San Paolo.
Chi riesce a superare questo collo di bottiglia ha solo risolto il primo dei suoi problemi. Se ha scommesso sulla Via del Mare, troverà il prossimo allo svincolo del GRA, chi sull’Ostiense ancora prima, già all’altezza di Malafede, dove inizierà la coda per divincolarsi con le provenienze e gli ingressi al GRA. Ma ambedue sconteranno poi il semaforo di Tor di Valle, che, da solo, riesce a generare il suo kilometro di fila.
La situazione è al collasso da diverso tempo. Nessuna soluzione si intravede né a breve né a medio termine. E intanto continuano gli insediamenti. I cantieri di costruzione di nuovi palazzi lavorano a pieno ritmo e altre famiglie arrivano in continuazione.
In questi casi si invoca, quasi fosse una panacea, l’utilizzo del mezzo pubblico. A parte i casi di comprovata necessità dell’uso della vettura privata, molti hanno già fatto la scelta della ferrovia per raggiungere la propria meta. Il servizio è quello della linea Roma-Lido, tecnicamente una ferrovia “concessa”, ovvero solo in gestione alla società di trasporto pubblico locale, che, da sempre, i cittadini vorrebbero diventasse metropolitana, con le frequenze di una linea veloce ed efficiente. Ma le corse non possono essere aumentate, se non investendo in altre sottostazioni elettriche che rendano possibile un maggior assorbimento da parte di un numero superiore di treni. Anche qui la situazione è al limite.
Ed i pendolari, nonostante i nuovi treni inseriti nell’offerta, viaggiano pressati durante il periodo di maggior traffico.
Va, inolre, aggiunto che la stazione rimane la sola a raccogliere tutti i viaggiatori da Dragona ad Acilia e che, per raggiungerla, gli stessi devono prendere degli autobus, anch’essi stracolmi, di piccole dimensioni, altrimenti non riescono passare nelle strette vie che derivano da un’urbanizzazione inesistente e tardiva, di abusi e condoni; mezzi che subiscono anch’essi i deleteri effetti del traffico intasato, imprescindibilmente obbligati a seguire le stesse direttici.
Troppe promesse disattese e troppi disagi si stanno sommando ed il blocco definitivo è alle porte. Forse sarà difficile che un vulcano sorga all’improvviso ai Monti di San Paolo. Ma non è detto che non sia la protesta dei cittadini ad esplodere.
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