2009, confermate dall'impressionante numero di imprese che hanno gia
dichiarato lo stato di crisi, abbiamo assistito a una gara di prese di
posizione di politici ed esperti di varia natura tutti favorevoli al varo di
una riforma degli ammortizzatori sociali basata su di un impianto di misure
strutturali capace di fornire una risposta adeguata alle difficolta delle
famiglie, dei disoccupati, dei precari, degli indigenti.
Abbiamo detto in altra occasione che questa levata di scudi giunge con molto
ritardo e in un momento in cui le risorse economiche da mettere in campo
sono forzatamente limitate. Sono anni che si parla e si sparla di
ammortizzatori sociali, anni durante i quali una diversa attenzione e
volonta politica avrebbe potuto attingere a risorse che invece sono state
destinate ad altre non sempre apprezzabili priorita.
Ma, forse, vale la pena di provare ad analizzare il tema delle risorse
economiche e dei criteri con le quali queste vengono impiegate e roviamo a
farlo focalizzando l'attenzione sulla Regione Lombardia.
In Lombardia, da anni, vengono avviati progetti, lodevoli nelle intenzioni,
finalizzati alla ricollocare o a stabilizzare disoccupati giovani e meno
giovani, precari, donne, ecc., con un consistente investimento di risorse
finanziarie. Il solo progetto Labor Lab, varato a fine 2007 con l'obiettivo
di ricollocare 1000 disoccupati e 1200 precari ove45, ha stanziato una dote
di 8000 euro per ogni candidato per un valore complessivo pari a circa 18
milioni di euro. Il progetto si e concluso con risultati sostanzialmente
deludenti ed oggi, giustamente, la Regione ha aperto un confronto con le
Associazioni che rappresentano queste categorie di disoccupati al fine di
individuare nuovi e piu efficaci percorsi progettuali. Labor Lab rappresenta
solo uno dei progetti finanziati dalla Regione con investimenti globali che
immaginiamo siano almeno doppi rispetto ai 18 milioni indicati.
Per parte sua la Provincia di Milano, negli ultimi tre mesi del 2008, ha
deciso di stanziare un avanzo di bilancio di circa 30 milioni di euro per
sostenere famiglie che vivono particolari condizioni di disagio economico.
Uno stanziamento che vedra l'erogazione a pioggia di un contributo una
tantum alle famiglie con reddito al di sotto di una certa soglia in barba a
tutti i discorsi sulla necessita di dare vita a misure strutturali e non
estemporanee.
Dopo un lungo confronto, non privo di polemiche, tra sindacato e Comune di
Milano, sembra si stia arrivando all'accordo per l'istituzione di un fondo
di sostegno ai disoccupati, fondo nel quale il sindacato apporterebbe la
cifra di circa 2 milioni di euro ed il Comune contribuirebbe in uguale o
maggior misura. L'accordo, la cui attuazione avrebbe potuto essere assegnata
ai servizi all'impiego di Comune, Provincia o Regione, si concretizzerebbe
invece attraverso la creazione di una Fondazione Welfare, con relativo
Presidente, Consiglio di Amministrazione stipendi ed oneri annessi.
A tutte queste iniziative ci permettiamo di sommare anche il milione di euro
che il Cardinale Tettamanzi ha lodevolmente deciso di devolvere a sostegno
dei disoccupati, precisando l'intento di contribuire a creare una misura di
tipo strutturale.
Tirando le somme arriviamo ad un totale per difetto di circa 53 milioni di
euro.
Ora possiamo provare ad ipotizzare, forse in modo semplicistico ma anche
molto concreto, un utilizzo razionale e coordinato di questo ammontare di
milioni.
Avremmo potuto destinare 43 milioni di euro per garantire, per un anno, a
circa 4500 disoccupati privi di reddito un'indennita di disoccupazione
mensile di 800 euro. Un provvedimento strutturale che negli anni a venire
avrebbe potuto essere incrementato o stabilizzato in funzione dell'andamento
della situazione occupazionale nella Regione.
I restanti 10 milioni di euro si sarebbero potuti destinare al potenziamento
quantitativo e qualitativo dei centri pubblici per l'impiego dotandoli di
nuove competenze e potenziando i processi di confronto con le associazioni
imprenditoriali allo scopo di varare programmi e progetti di formazione
mirati rispetto alle esigenze delle imprese. Non solo corsi di formazione
per i fantomatici tornitori della cui mancanza si lagnano le piccole imprese
ma anche corsi specialistici per "colletti bianchi", siano essi impiegati,
quadri o dirigenti.
Perche misure di questa natura non trovano cittadinanza nelle strategie dei
nostri Amministratori Pubblici ?
Esistono certo differenti visioni "politiche" tra le quali quelle di coloro
che inorridiscono al pensiero di interventi definiti di tipo
"assistenzialista" che pure ritroviamo nella maggior parte dei paesi dell'
Europa a 15. Naturalmente chi si schiera contro queste misure evita di
giudicare l'inutilita di investimenti in progetti che ad oggi sono serviti
sostanzialmente a foraggiare tante societa di intermediazione di mano d'
opera private.
Vi e poi l'eterno conflitto tra le varie componenti politiche (anche tra
quelle che si riconoscono nello stesso schieramento) che fa si che i
rappresentanti della Regione difficilmente cerchino di trovare sinergie con
quelli di una Provincia o di un Comune e viceversa. Il conflitto trova poi
nuova linfa vitale dalla vicinanza con una scadenza elettorale (le
Amministrative di primavera 2009) alla quale ogni partito vuole arrivare con
il fiore all'occhiello di una iniziativa da presentare agli elettori per
dimostrare i propri meriti rispetto ai demeriti dell'avversario.
Infine non va sottovalutato il ruolo delle lobbies che operano nel settore
del "business del lavoro" e che in questi anni hanno usufruito di ingenti
finanziamenti pubblici a sostegno di progetti di ricollocazione, di
formazione piu o meno professionale, ecc., senza dovere, nella maggior parte
di casi, rendere conto dei risultati.
E' sufficiente leggere con attenzione le testimonianze rese da disoccupati o
precari che hanno partecipato a tanti progetti riversando in essi speranze
ed aspettative, per rendersi conto che la strada fin qui seguita non porta
da nessuna parte.
Sarebbe quindi il caso di ripensare drasticamente al modo in cui impiegare
le risorse pubbliche ma, per fare questo, occorrerebbe porre in cima alla
lista delle priorita, non solo a parole ma con i fatti, la necessita di
sostenere economicamente chi e stato espulso dal mondo del lavoro e vive
reali condizioni di disagio."
Armando Rinaldi
Vice Presidente ATDAL Over40
www.atdal.eu
Vice Presidente ATDAL Over40
www.atdal.eu
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