Al bar con amici. Sono persone concrete. Le strette di mano sono ferme e il caffè caldo. In questo momento sono fuori dal bar e c’è ancora un forte odore di caffè e vedo una macchina attraverso una vetrina. Cammino e imbocco la porta del teatro del Lido. Ritiro una copia del calendario dei programmi. Esco, saluto la guardia di sicurezza che sorride e fa un cenno con la testa. Dio quanto amo il sorriso di una guardia di sicurezza. E’ come l’acqua per un uomo che sta affogando. Attraverso Corso Duca di Genova. La giornata si sta facendo sempre più grigia, cade una pioggerrella leggera e un vento irregolare mi soffia frammenti di foglie morte sul naso. Prelevo cento euro al bancomat dall’altra parte della strada, taglio per Via Grenet su fino a Piazza Rendina. Arrivo sul lungomare. Rifletto. Pensieri mistici. Dostoevskij diceva che per rendere la realtà plausibile è assolutamente necessario mischiarci un pizzico d’invenzione. Faber Beach. Bevo un aperitivo.
Leggo il giornale.
Tibet.
Assurdo.
I disordini scoppiati in Tibet hanno avuto una grande risonanza sui media, ma una molto minore nei governi.
Neppure gli Usa possono indurre la Cina a moderare la repressione della rivolta.
La repressione non si placa e il governo in esilio parla di decine di morti.
Pechino intima la resa.
Bufera sulle Olimpiadi: in Italia molti chiedono il boicottaggio dei Giochi.
Il Dalai Lama è l'unico leader della resistenza nazionale tibetana.
Il prestigio personale del Dalai Lama fa sì che le vicende tibetane vengano amplificate internazionalmente.
Il buddismo, nelle sue varie forme, marca molte società asiatiche.
I monasteri sono stati da sempre potenze politiche ed economiche.
Il clero si identifica con il nazionalismo.
Questo lo rende naturalmente un contropotere.
Lo si è visto
recentemente in Birmania.
Lì le rivolte sono state però molto diverse da quelle del Tibet.
Esso vuole l'indipendenza da Pechino e il ricongiungimento delle sue province settentrionali e orientali, distaccate da Lhasa ed unite a regioni cinesi.
In Birmania, le proteste erano invece contro l'autoritarismo e la corruzione del governo militare nazionale.
Il Tibet è isolato.
Pechino non cederà sull'indipendenza, e neppure su una completa autonomia del Tibet.
La rivolta tibetana sarà repressa, nell'indifferenza del resto del mondo. Tutt'al più sarà sostenuta da condanne verbali e da cortei di protesta.
Ma è probabile che l'Occidente si limiti a sommesse ed imbarazzate
raccomandazioni, perché la repressione non sia troppo pesante e,
soprattutto, venga conclusa in fretta, per poterci mettere una pietra
sopra.
Bè, mi duole dirlo, però.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
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