"Infernetto e Dintorni" è un blog realizzato dell'Associazione Culturale Infernetto e Dintorni, ideato con lo scopo di agevolare lo scambio di opinioni tra gli abitanti dell'Infernetto e del X Municipio, ex XIII Municipio. L'obiettivo del blog è di fornire visibilità circa l'urbanizzazione del quartiere e le criticità ad essa connesse. Divulghiamo informazioni, condividiamo emozioni. L'Associazione è stata promotrice ed è stata fra i Soci Fondatori del Coordinamento Infernetto fino al 09/04/2016.

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giovedì 6 marzo 2008

Jeans, incarichi...e altro





Sono uomo, sono romano. E abito a Ostia. Vagare senza meta a Ostia, senza doveri né obblighi da assolvere, dà una piacevole sensazione di libertà. La mia unica preoccupazione riguarda le persone che non desidero incontrare, anzitutto rigidi integralisti e falsi amici. Sono fortunato. Incontro un'amica. Ha un cane al guinzaglio. Pastore. Puzza. Appunto. Del resto non si può impedire a un cane di puzzare di cane. Incontro un amico. Triste. La moglie se n'è andata. Per sempre. "Coraggio" gli sussurro. Cammino finché non mi trovo di fronte a un ampio belvedere che da sul mare. Oltre la linea dell'orizzonte si staglia netto il profilo di una nave. Cisterna. Mi siedo sul parapetto, il vuoto sotto ai piaedi. Rimango per un pezzo a contemplare l'orizzonte. Entro in un bar. Mi siedo a un tavolo. Di fronte a me, un signore. Anziano. Ex consigliere circoscrizionale. Mentre parla in un tono monotono, inevitabilmente mi ritrovo inondato da un oceano di retorica che martella contro scogliere di metafore. Una buca. Inciampo.Torno a casa imprecando contro tutti gli dei. Pranzo. Più tardi, leggo. Sul divano. Prendo in mano il libro che sto leggendo, ma le parole sembrano scivolare via dal foglio. Guardo oltre il libro, verso il balcone. Simonetta siede al sole con gli occhi chiusi, come un gatto soddisfatto e felice. Una nuvola oscura il sole, gettando per qualche istante il balcone in un cono d'ombra. poi il sole trona a splendere. Dopo alcuni minuti, un'altra nuvola prende il suo posto. Sono sollevato, avendo l'impressione che quasi faccia le fusa. La chiamo. "Mario, vado al Teatro Manfredi. Sabrina mi aspetta per un caffè". Si allontana. Quando scompare, mi guardo intorno. Non c'é nessuno. Gabriele ha raggiunto un amico. Alessandro é andato all'oratorio. All'improvviso, però, la mia mascella prende a tremare. Le labbra fremono. Il mento si corruga e infine, pur tentando di tenerla chiusa, apro la bocca in uno sbadiglio. Poi sbatto le palpebre. Prima ancora di chiudere gli occhi, tuttavia, sprofondo nell'incoscienza. Il sonno mi avvolge completamente, privo di sogni e punti di riferimento. Un sonno così somiglia all'eternità, senza nulla che aiuti a misurare il trascorrere del tempo, senza una traccia che indichi la vastità dello spazio, dove un singolo istante non é molto diverso da un miliardo di anni e un atomo é grande quanto l'universo. Tutte le diversità della vita, il piacere e il dolore, si dissolvono in un'unità primordiale, che abbraccia ogni cosa, persino il nulla. E' a questo che somiglia la morte? Poi all'improvviso, mi sveglio. Nella stanza la luce si colora del rosa pallido del tramonto.
Guardo a lungo il soffitto., non riesco ad alzarmi. Accendo la tivvù. La giornalista sorride e una attimo dopo apprendo che nel mese di maggio 2008 i jeans hanno compiranno 135 anni. Ma non li dimostrano. A pensarci bene, sono l'unica invenzione umana che sembra non invecchiare affatto. Spengo la tivvù. Mentre leggo una rivista dove sono raffigurati dei minatori dell’ottocento al tempo della corsa dell’oro che indossavano dei blue jeans, mi chiedo dov’é la differenza con i jeans indossati oggi. Mi metto al computer per saperne di più. Nemmeno il tempo di digitare il nome jeans su un famoso portale e mi trovo subito davanti alla loro storia. E che storia avventurosa! Ho saputo, infatti, che il tessuto jeans, molto robusto e resistente agli strappi, veniva usato per fabbricare i teloni da imballo e le coperture delle vele. In seguito, per la sua resistenza, fu utilizzato per confezionare i pantaloni da lavoro degli scaricatori del porto in partenza da Genova per l'America. E così nell'ottocento, con le grandi emigrazioni, la tela Blu di Genova (tela jeans vuol dire infatti tela Genova) arrivò negli Stati Uniti d'America, dove venne utilizzata per realizzare gli abiti dei cercatori d'oro. Nient'altro ha resistito così bene alla prova del tempo. Il jeans, nato a Genova, difatti fu migliorato in America, ma da un emigrante europeo: il bavarese Levi Strass al quale bisogna dare atto di aver capito che quelle brache pratiche ma poco eleganti potevano essere migliorate. E i miglioramenti che lui vi apportò sono quelli che le hanno rese immortali. Egli cominciò a realizzare dei grossi pantaloni in tela robusta per i cercatori d'oro, delle tute color marrone, senza passanti nè tasche dietro, e presero il numero in codice 501, che resiste tuttora. E, anche se non era stato lui a inventarli, fu comunque lui a trasformarli in un capo praticamente indistruttibile grazie a quei rinforzi alle tasche e alla ribattitura lungo le cuciture laterali. Levi Strass presto li trasformò nella divisa del West, tanto che alla fine dell'ottocento, in America, il tessuto jeans diventò sinonimo di pantaloni. E Levi Strass, che vide l'America vestire i suoi jeans, non avrebbe comunque mai immaginato che sarebbero diventati la divisa dei giovani di tutto il mondo, che avrebbero resistito negli anni al succedersi delle mode, senza mai tramontare: divisa dei lavoratori, delle classi più povere e rudi, poi divisa dei giovani ribelli negli anni Cinquanta, dei contestatori anni Sessanta-Settanta, e infine capo alla moda presente su tutte le passerelle. Oggi, i Levi's non sono più l'unica marca di jeans nel mondo, ma rimangono la marca più universalmente nota e desiderata. Neanche l'assedio di famosi sarti come Calvin Klein e Ralph Lauren ha diminuito il loro dominio sul mercato mondiale. Ed ora, che siamo nel 2008, i vecchi jeans si meritano un brindisi: ai prossimi 135 anni! Chissà, forse nel 2143 saranno di nuovi i cercatori d'oro a indossarli. Su altri pianeti. Per il momento i jeans li indosso io, li indossa il mio figlio ventunenne Gabriele insieme al fratello più piccolo Alessandro, li indossano mio fratello Stefano e mia sorella Antonella e li indossa anche mia cognata Alessia che è talmente magra che può portarli con estrema disinvoltura. Nnon sono certo io il primo a dire che è la sosia perfetta di Julia Roberts. Li indossa Simonetta mentre sogna Collevecchio. Le è sempre piaciuto. L’aria fresca, gli animali, gli alberi. E i suoi jeans di Armani.
Usciamo. Alla cena provvede un ristorante vicino al mare. Rombo al forno. Con patate. Passeggiata romantica. Sul lungomare. E' allora che Simonetta sente forte una sensazione. Di stanchezza. Torniamo a casa. Accendo lo stereo. Lester Young. Penso all'ufficio. E a certi colleghi. Fortunati e con incarichi. Mmh...e poi dicono che le conoscenze non servono! Raggiungo Simonetta tra le lenzuola tiepide del letto. Lei fa le fusa come un gatto assonnato, poi arriccia il naso, brontolando sospettosa quando annusa il profumo di rabbia che mi é rimasto sulla pelle. Mi sento troppo stanco per dare spiegazioni o per prenderla in giro. Non l'abbraccio, ma le volto la schiena. Poi scivolo in un sonno agitato.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

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