"Infernetto e Dintorni" è un blog realizzato dell'Associazione Culturale Infernetto e Dintorni, ideato con lo scopo di agevolare lo scambio di opinioni tra gli abitanti dell'Infernetto e del X Municipio, ex XIII Municipio. L'obiettivo del blog è di fornire visibilità circa l'urbanizzazione del quartiere e le criticità ad essa connesse. Divulghiamo informazioni, condividiamo emozioni. L'Associazione è stata promotrice ed è stata fra i Soci Fondatori del Coordinamento Infernetto fino al 09/04/2016.

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giovedì 24 aprile 2008

La festa del 25 Aprile




Stasera di pensieri ce n’è un’insalata.

Chiaramente non sono saggio come Marco Aurelio Antonino, imperatore filosofo e valoroso.

Non so tenere una conversazione brillante, ma forse un ho pregio ce l’ho: sono abituato a contare solo su di me senza aspettarmi mai favori piovuti dal cielo, come mi aveva insegnato Nonna Jole.
Non posso dimenticarmi il suo volto saggio e profumato, gli occhi celesti e i capelli grigi raccolti dietro la testa.

Brrr.

Mi sento gelare a questi ricordi.

Lasciamo stare.

Con mio figlio Gabriele, il grande, decidiamo di cenare al Reginus di Collevecchio.

Tortellini alle noci e Merlot del 2004.

Complimenti, Pierangelo!

Ma ecco che, riflettendo e rimuginando, a un tratto ci troviamo, ahinoi, coinvolti in mistiche congetture.

Nostro malgrado, sia ben chiaro!

Ecco, davanti a me vedo il discepolo senza nome vicino a Maria di Cleofa, mentre al suo maestro crocifisso gli viene inferto un colpo di lancia nel petto.

Intanto Anna, il sacerdote assassino, ride del Gesù morente sulla croce, insieme a Satana, capo delle forze del male, che perde però la battaglia definitiva quando Cristo, l’Unto, risorge.

“Eli, Eli, lemà sabactàni?” Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?

Mi piace servirmi del dogma per uscire fuori dai miei dubbi razionali.

Quindi penso al Corano, che non ha difficoltà nell’esortare a diffondere le sue verità religiosa anche con la forza fisica.

E’ facile dire che la nostra arma è la parola.

Mi ricordo che alcuni giorni fa ho rivolto queste mie devote perplessità a Stefano, mio fratello. Ricordo anche che lui, sornione, mi ha lanciato un’occhiata stupita, consigliandomi di non fumare troppo pakistano nero.

Mah…

Cosa avrà voluto dire?

Gabriele interrompe bruscamente le mie divagazioni mistiche, ricordandomi che domani è Festa.

E che Festa!

Cavolo, il prossimo 25 aprile sarà il 63° anniversario della Liberazione dell’Italia dagli occupanti nazisti.

Una pagina importante della storia italiana, che fu scritta grazie ai soldati alleati ma con il contributo determinante degli italiani, partigiani e militari, chiudendo il periodo della dittatura e aprendo la strada alla libertà, alla nascita della Repubblica e alla nuova Costituzione.

Certo, la Festa della Liberazione è una giornata per ricordarci che i diritti, il benessere, la libertà dei quali godiamo non sono qualcosa di scontato.

Troppa gente se ne dimentica.

Non riesco a capire.

Eppure molti sono morti per garantirci queste conquiste.

Forse il punto è questo: spetta a noi difenderle, tenendole vive nella coscienza e negli atti di ogni giorno.

E’ proprio vero: per questo il 25 aprile deve essere veramente una giornata di Festa!

Ritorniamo a Ostia, sazi e contenti.

Ho deciso, del resto.

Dopo questa ottima cena al Reginus di Collevecchio, domani mi rivedrò “Roma città aperta”, il film che racconta una storia ambientata nella Roma del 1944.

Un capo della Resistenza, l’ingegner Manfredi, è braccato dai tedeschi.

Trova rifugio da Pina, una donna del popolo, vedova con un figlio, che sta per risposarsi con Francesco, un tipografo anche lui legato alla Resistenza.

Marcellino, il figlio di Pina, riesce a mettere in contatto l’ingegnere con don Pietro, un prete che ha già collaborato in passato con i partigiani.

Quando anche Francesco viene portato via, Pina corre inseguendo il camion, ma una raffica di mitra la uccide sotto gli occhi impietriti della gente e del figlio.

Manfredi viene sottoposto a tortura e muore, ma senza parlare; don Pietro, anche lui arrestato, è costretto ad assistere alla scena e maledice gli assassini.

Poi, nel piazzale di un forte, don Pietro, fatto sedere su di una sedia, viene fucilato alla schiena sotto gli occhi dei ragazzini della sua parrocchia.

E questa è la fine del film.

Che bello!

Vi piacciono tutte queste ingiustizie?

Figuratevi: a me manco per idea.


Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

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