Scritto da Giovanni delle Fratte.
A
noi pensionati di strada socialmente inutili, ci piacerebbe fare dei conti su un tavolo di qualche vecchia hostaria, come era una volta la Dispensa, con tavoli rustici e brecciolino in terra, il tutto coperto da vecchie acacie. Fare conti e insinuazioni su gli spazi a verde e i parcheggi che esistono sulla carta ma non nascono nel quartiere, perché minacciati dai toponimi e dalle amministrazioni passate e da interessi passati, presenti e futuri. Si parlava, sempre sotto queste acacie, con il vecchio gestore, il Sor Paolo, purtroppo scomparso da decine di anni, che immigrò alla fine della II° Guerra Mondiale, da Roma all’Infernetto come dispensiere per i carbonai o carbonellari,. Vorremmo fare dei conti non con il Sor Paolo, ma con voi: con una serie di interrogativi, che dopo quarant’ anni che vengono posti, sono diventati noiosi.
N
el quartiere, che non viene controllato, sta succedendo che al posto dei quattro alberi in un lotto di mille metri vengono edificati minimo quattro appartamentini, fin qui sembrerebbe tutto italico, ma quello che ci preoccupa è la scomparsa dei sedici alberi e la comparsa di venti cittadini in più con relative macchine al seguito. Ora se tanto ci da tanto, all’Infernetto, dalle ventimila case, dovrebbero aver piantato 80.000 alberi, che sommati all’altra legge, (ogni bimbo che nasce, un albero sarà messo a dimora), dovremmo al momento avere una foresta di mogani. Non credo che in quella fascia verde denominata Macchione, in cui alcuni alberi sono stati messi a dimora (sempre meglio di niente è), siano stati piantati una così grande quantità di mogani. A meno che non ci diciate che si stiano rimboscando le montagne brulle dell’alto Lazio. Noi qui nella terra di tutti e di nessuno, possiamo darvi qualche consiglio, ma solamente per i pini. Rimettere gli alberi dove sono stati tagliati, in special modo in Via di Castelporziano e all’inizio di Via U. Giordano, zona recentemente desertificata da cemento commerciale.
P
arliamo un poco sempre con voi di Via di Castelporziano, e non di Via Stradella o Via Wolf Ferrari: secondo voi quanti bambini racconteranno e quando, ai loro nipoti, di aver visto terminare il primo e il secondo marciapiede del viale? Noi sappiamo che a causa di questioni burocratiche e amministrative relative alle proprietà limitrofe al marciapiede (inesistente) e al canale di bonifica Ostia e Maccarese, forse tra duecento anni si metterà il primo ciglio stradale pur non essendo una strada al di sotto dei 10 metri! Come non lo è Via Ernesto Boezi. A questo proposito vi domandiamo, ma chi ha costruito i palazzi? E dove è andata a finire la Bucalossi? Chi ha fatto costruire la GS e la Conad? E’ chiaro che quando chiediamo della tassa Bucalossi si intende su tutto il territorio infernettiano e tutto il costruito dal 1967 in poi. E ricalchiamo la penna dicendovi che i ricavati della Bucalossi non sono stati destinati ai servizi di quartiere e tantomeno alle strade al disotto dei 10 metri che sono la stragrande maggioranza del territorio.
C
erto tutto questo discorsetto non è alla nostra portata, ma anche qui ci sono carenze di informazione, partecipazione di cittadini, dovute ai tempi, non quelli del Sor Paolo, ma, ai nostri ( che saranno i vostri) e alla scomparsa del quarto potere, (quello vero).
Infernetto = citta di Castelporziano.
A
noi pensionati di strada socialmente inutili, ci piacerebbe fare dei conti su un tavolo di qualche vecchia hostaria, come era una volta la Dispensa, con tavoli rustici e brecciolino in terra, il tutto coperto da vecchie acacie. Fare conti e insinuazioni su gli spazi a verde e i parcheggi che esistono sulla carta ma non nascono nel quartiere, perché minacciati dai toponimi e dalle amministrazioni passate e da interessi passati, presenti e futuri. Si parlava, sempre sotto queste acacie, con il vecchio gestore, il Sor Paolo, purtroppo scomparso da decine di anni, che immigrò alla fine della II° Guerra Mondiale, da Roma all’Infernetto come dispensiere per i carbonai o carbonellari,. Vorremmo fare dei conti non con il Sor Paolo, ma con voi: con una serie di interrogativi, che dopo quarant’ anni che vengono posti, sono diventati noiosi.
N
el quartiere, che non viene controllato, sta succedendo che al posto dei quattro alberi in un lotto di mille metri vengono edificati minimo quattro appartamentini, fin qui sembrerebbe tutto italico, ma quello che ci preoccupa è la scomparsa dei sedici alberi e la comparsa di venti cittadini in più con relative macchine al seguito. Ora se tanto ci da tanto, all’Infernetto, dalle ventimila case, dovrebbero aver piantato 80.000 alberi, che sommati all’altra legge, (ogni bimbo che nasce, un albero sarà messo a dimora), dovremmo al momento avere una foresta di mogani. Non credo che in quella fascia verde denominata Macchione, in cui alcuni alberi sono stati messi a dimora (sempre meglio di niente è), siano stati piantati una così grande quantità di mogani. A meno che non ci diciate che si stiano rimboscando le montagne brulle dell’alto Lazio. Noi qui nella terra di tutti e di nessuno, possiamo darvi qualche consiglio, ma solamente per i pini. Rimettere gli alberi dove sono stati tagliati, in special modo in Via di Castelporziano e all’inizio di Via U. Giordano, zona recentemente desertificata da cemento commerciale.
P
arliamo un poco sempre con voi di Via di Castelporziano, e non di Via Stradella o Via Wolf Ferrari: secondo voi quanti bambini racconteranno e quando, ai loro nipoti, di aver visto terminare il primo e il secondo marciapiede del viale? Noi sappiamo che a causa di questioni burocratiche e amministrative relative alle proprietà limitrofe al marciapiede (inesistente) e al canale di bonifica Ostia e Maccarese, forse tra duecento anni si metterà il primo ciglio stradale pur non essendo una strada al di sotto dei 10 metri! Come non lo è Via Ernesto Boezi. A questo proposito vi domandiamo, ma chi ha costruito i palazzi? E dove è andata a finire la Bucalossi? Chi ha fatto costruire la GS e la Conad? E’ chiaro che quando chiediamo della tassa Bucalossi si intende su tutto il territorio infernettiano e tutto il costruito dal 1967 in poi. E ricalchiamo la penna dicendovi che i ricavati della Bucalossi non sono stati destinati ai servizi di quartiere e tantomeno alle strade al disotto dei 10 metri che sono la stragrande maggioranza del territorio.
C
erto tutto questo discorsetto non è alla nostra portata, ma anche qui ci sono carenze di informazione, partecipazione di cittadini, dovute ai tempi, non quelli del Sor Paolo, ma, ai nostri ( che saranno i vostri) e alla scomparsa del quarto potere, (quello vero).
Infernetto = citta di Castelporziano.
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