Il gruppo AUTURA, nato su iniziativa del cantante-chitarrista Fabio Caricchia, recupera ed evolve la musica popolare dell’Italia centromeridionale, inserendola nell’orizzonte sonoro dell’intero bacino mediterraneo e riscoprendone la comune radice con tutte quelle musiche che hanno al centro della propria costituzione l’improvvisazione e la spontanea relazione con la danza.
Una musica che ha continuato a vivere nonostante i modelli imposti e gli occultamenti consumistici perché radicata in questa terra che, come ogni terra, dona la propria voce agli uomini che la abitano.
Il progetto nasce dall’esigenza di riappropriarsi di quest'identità perduta, riallacciando i fili con una tradizione interrotta e obliata, ma senza intenti filologici, né tantomeno museali. Materiale antico per nuove creazioni.
Tradire la tradizione, conservarla reinventandola, riconsegnandola alla pratica della musica suonata.
Una riproposta inevitabilmente figlia del nostro spaesamento, di una contemporaneità in cui non é più possibile identificarsi con un solo idioma, con un solo linguaggio, ma in cui tutti in qualche modo convergono e s’intrecciano, configurando nuove sonorità, forse impure, sicuramente meticce.
Una musica di festa, che libera e cura, che esalta il corpo e sutura il taglio del disagio. Antidoto al male, canto di protesta e rinascita.
Compulsione ritmica e dispiegarsi melodico del canto, suono danzato su cadenze che fluiscono nella variazione iterata.
Una musica che ha continuato a vivere nonostante i modelli imposti e gli occultamenti consumistici perché radicata in questa terra che, come ogni terra, dona la propria voce agli uomini che la abitano.
Il progetto nasce dall’esigenza di riappropriarsi di quest'identità perduta, riallacciando i fili con una tradizione interrotta e obliata, ma senza intenti filologici, né tantomeno museali. Materiale antico per nuove creazioni.
Tradire la tradizione, conservarla reinventandola, riconsegnandola alla pratica della musica suonata.
Una riproposta inevitabilmente figlia del nostro spaesamento, di una contemporaneità in cui non é più possibile identificarsi con un solo idioma, con un solo linguaggio, ma in cui tutti in qualche modo convergono e s’intrecciano, configurando nuove sonorità, forse impure, sicuramente meticce.
Una musica di festa, che libera e cura, che esalta il corpo e sutura il taglio del disagio. Antidoto al male, canto di protesta e rinascita.
Compulsione ritmica e dispiegarsi melodico del canto, suono danzato su cadenze che fluiscono nella variazione iterata.
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