"Infernetto e Dintorni" è un blog realizzato dell'Associazione Culturale Infernetto e Dintorni, ideato con lo scopo di agevolare lo scambio di opinioni tra gli abitanti dell'Infernetto e del X Municipio, ex XIII Municipio. L'obiettivo del blog è di fornire visibilità circa l'urbanizzazione del quartiere e le criticità ad essa connesse. Divulghiamo informazioni, condividiamo emozioni. L'Associazione è stata promotrice ed è stata fra i Soci Fondatori del Coordinamento Infernetto fino al 09/04/2016.

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mercoledì 13 febbraio 2008

Dux Pierferdinandus




Eccomi qui, in questi giorni in cui abbiamo scoperto l’ira di Pierferdi che chiede “un patto chiaro e limpido che riconosca la premiership di Silvio Berlusconi, ma anche che rispetti la nostra storia e la nostra identità. Quel simbolo per noi ha valore perché rappresenta la nostra storia e la nostra identità, è il segno della nostra coerenza". Pier Ferdinando Casini, replica così alle affermazioni di Silvio Berlusconi: "Non chiediamo posti in un listone che andrà da Mastella alla Mussolini a Gianfranco Fini, non chiediamo nulla, solo di poter correre con le nostre insegne come fa la Lega". "Credo - spiega il leader dell'Udc- che questa disputa sia incomprensibile: i moderati ci voglionio uniti, noi siamo disponibili a unirci, ma non ci si può chiedere di annetterci: un polo liberale non nasce all'insegna della discriminazione". Stavo appunto dicendo, eccomi qui in questi giorni in cui abbiamo scoperto l'acqua calda, a pormi una domanda: ma quanti abitanti che oggi vivono a Roma sono romani? Siamo arrivati a febbraio del 2008, che cosa resterà in futuro della romanità? Certo, nel corso dei secoli Roma ha subito anche drammatici spopolamenti e poi lenti e progressivi ripopolamenti. L’antica Roma era abitata da quattromilioni di abitanti che nel Medioevo sono ad un certo punto (per vari motivi: inondazioni, peste ecc.) diminuiti fino ad arrivare solamente a 50mila abitanti. Ai tempi del Belli ce n’erano 160 mila, che all’inizio del secolo erano saliti a 200 mila, ma nel corso degli ultimi sette o otto decenni, specialmente a partire dal dopoguerra, si è ripopolata ad un ritmo vertiginoso. Oggi conta quasi cinque milioni di abitanti. Ma soltanto in minima parte sono romani: non più di centomila. I restanti quattro milioni e novecentomila residenti non sono romani. E tutto sta ad indicare che i romani sono destinati a ridursi ulteriormente, probabilmente fino a sparire, come sarà destinato a sparire purtroppo anche il nostro bellissimo dialetto. Infatti il dialetto romanesco è ormai moribondo. Trattasi non già di una morte naturale, bensì di un assassinio vero e proprio, perpetrato con fredda lucidità, con premeditazione, con tante persone pronte ad approvare la pulizia etnica del nostro amato vernacolo romanesco. Moravia diceva che il dialetto romano è un misto di fiorentino e di campano. I costruttori di San Pietro erano tutti toscani, e mescolarono il loro dialetto con il dialetto campano. Anche la lingua a Roma è un miscuglio di Italiano. Moravia, anche se campano, diceva anche che Roma non era un cumulo di rovine, perché quelle romane sono rovine attive, ossia sempre in trasformazione, e la trasformazione è qualcosa di vivo, di vitale. Le stesse idee le ha anche espresse Federico Fellini, per il quale Roma rinasce miracolosamente dalle proprie rovine, come l’araba fenice dalle proprie ceneri. Del resto fin dall’antichità Roma era una città cosmopolita, internazionale; alcuni degli imperatori venivano dalla Spagna, dall’Africa; parecchi degli artisti, scrittori, cineasti che ci hanno offerto nuove visioni o nuove interpretazioni di Roma venivano da altri luoghi o da altri paesi, come il Borromini, Fellini, Gadda, Pasolini. Già Montaigne diceva che alla sua epoca Roma era la città più cosmopolita d’Europa. Dal canto suo Borges non si stancava di ripetere che Roma era un mito dell’immaginazione universale. Significative sono le parole di Adriano riportate nel celebre libro della Yourcenar: “Altre Rome verranno e io non so immaginarne il volto, ma avrò contribuito a formarlo”.
A mio parere converrebbe mantenere sempre vive le tradizioni culturali romane e lo spirito della romanità, da lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti.
A mio parere converrebbe riflettere su ciò che ha detto Pierferdi. Se l'Udc correrà da solo, porrà al centro della propria campagna elettorale la difesa “dell'identità cristiana dell'Italia”. In secondo luogo -ha spiegato Casini- “la modernizzazione, per esempio sull'energia nucleare perché non è possibile che oggi l'Italia importi l'85% della propria energia; e in terzo luogo il merito, soprattutto in riferimento ai ceti più deboli, perché le persone più deboli possono salire solo se si riconosce il merito di ciascuno”. Nonostante tutto, però, Casini, intervenuto si è detto disponibile ad incontrare Silvio Berlusconi ed a rendere possibile un accordo con il Pdl perché “va scongiurara la divisione dei moderati. Per questo sono pronto ad un impegno per la stabilità del premier a palazzo Chigi”. E per avvalorare questo impegno si richiama al passato chiedendo alla platea di ricordare “una sola occasione in cui sono venuto meno ai miei impegni con gli elettori. Noi vogliamo fare un'alleanza seria, con i nostri simboli perché non può essere precluso all'Udc quello che può essere accettato per la Lega. Il nostro partito non può essere annesso”. Comunque, la decisione definitiva sull'adesione dell’UDC al Pdl sarà presa nella riunione della direzione del partito. Quanto al tema dell'aborto, riportato in primo piano da Giuliano Ferrara, Casini ha chiarito che “la Chiesa non parteggia per nessun partito politico e fa bene a sottolineare la necessità di difendere alcuni valori. Sul tema della moratoria per la vita, io sono con Giuliano Ferrara. Quel tema sarà il nostro impegno programmatico in Parlamento. Lo sarà domani, come lo è stato ieri”.
Rientro a casa. Ceno. Mi addormento. Dormo in modo irregolare. E sogno Casini Premier. Svegliandomi, ho un’aria così felice che sembro prossimo a scoppiare in lacrime.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

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