Stasera di pensieri ce n’è un’insalata. Accendo il computer. Mentre scrivo, ascolto la radio. Jazz. E’ la musica che preferisco. Vorrei che ci fosse più gente che ascolti certa musica. Musica vera. Non credo che ai giovani interessi molto. Simonetta, mia moglie, autentica mora sabina, sorseggia il suo caffè, autentica miscela brasiliana: costoso, ma squisito. Indossa un paio di jeans, una camicetta rosa chiaro e sotto un completino rosso. Finisce il caffè e scherzando mi dice: “Tieni duro, Mario”. Chissà a cosa avrà voluto alludere. Mmh. E allora dov’è il problema? Spengo il pc. Mi siedo sul divano. Mi chiedo: che c’è oltre la memoria? Quasi soprappensiero ripulisco con il dito il caffè rimasto nella tazzina. Mi allento la cinta dei pantaloni con una smorfia di piacere. Raccolgo il telecomando e passo pigramente da un canale all’altro, fermandomi infine su un telegiornale che guardo per qualche minuto con annoiata disattenzione, consapevole che mi si stanno abbassando le palpebre. Non sto male. Sono solo stanco, stanchissimo. A questo punto una brutta notizia mi scuote dai miei pensieri: l'omicidio del militare italiano Giovanni Pezzulo. Si trovava in Afghanistan per distribuire viveri e vestiti alla popolazione, il senso più pieno della missione umanitaria. L'hanno ammazzato in un agguato a ovest di Kabul. Pezzulo, lascia moglie e figlia liceale. Avrebbe compiuto 45 anni tra dieci giorni. Brrr. Mi sento gelare a questa notizia. Quest'Italia, confusa tra un'elezione e l'altra, neppure si ricorda di aver lasciato fuori pezzi d'Italia. La cronaca spesso ce li restituisce in bare avvolte da bandiere tricolore. Tra rifiuti che ci sommergono, senatori impazziti, inseguimento del bipolarismo imperfetto e blitz negli ospedali dietro telefonate anonime, ci siamo dimenticati che migliaia di soldati difendono il nome dell'Italia in paesi in guerra: Afghanistan, Iraq, Libano. Si chiamano missioni di pace, perché solo così talvolta passa il sì del Parlamento. Il partito delle mamme in lacrime allora diventa il più forte in circolazione. Ma si svolgono in terre in guerra e dove c'è la guerra si corre il rischio di essere ammazzati. Con Giovanni Pezzullo sono dodici i soldati italiani morti in quattro anni in Afghanistan. Pezzulo rappresenta quest'Italia povera e dignitosa che immigra e si integra per lavorare. Insomma, per quanto mi riguarda, se le cose stanno in questi esatti termini -esatti termini? ma come cavolo parlo oggi?- la situazione non è facile. Momenti di imbarazzo. Parole grosse, vero? Certo è che le frasi che ho scritto sono venute fuori indipendentemente dal mio controllo. Ma è tutto vero. Per l’appunto. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
"Infernetto e Dintorni" è un blog realizzato dell'Associazione Culturale Infernetto e Dintorni, ideato con lo scopo di agevolare lo scambio di opinioni tra gli abitanti dell'Infernetto e del X Municipio, ex XIII Municipio. L'obiettivo del blog è di fornire visibilità circa l'urbanizzazione del quartiere e le criticità ad essa connesse. Divulghiamo informazioni, condividiamo emozioni. L'Associazione è stata promotrice ed è stata fra i Soci Fondatori del Coordinamento Infernetto fino al 09/04/2016.
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giovedì 14 febbraio 2008
Giovanni Pezzullo ucciso in Afghanistan
Stasera di pensieri ce n’è un’insalata. Accendo il computer. Mentre scrivo, ascolto la radio. Jazz. E’ la musica che preferisco. Vorrei che ci fosse più gente che ascolti certa musica. Musica vera. Non credo che ai giovani interessi molto. Simonetta, mia moglie, autentica mora sabina, sorseggia il suo caffè, autentica miscela brasiliana: costoso, ma squisito. Indossa un paio di jeans, una camicetta rosa chiaro e sotto un completino rosso. Finisce il caffè e scherzando mi dice: “Tieni duro, Mario”. Chissà a cosa avrà voluto alludere. Mmh. E allora dov’è il problema? Spengo il pc. Mi siedo sul divano. Mi chiedo: che c’è oltre la memoria? Quasi soprappensiero ripulisco con il dito il caffè rimasto nella tazzina. Mi allento la cinta dei pantaloni con una smorfia di piacere. Raccolgo il telecomando e passo pigramente da un canale all’altro, fermandomi infine su un telegiornale che guardo per qualche minuto con annoiata disattenzione, consapevole che mi si stanno abbassando le palpebre. Non sto male. Sono solo stanco, stanchissimo. A questo punto una brutta notizia mi scuote dai miei pensieri: l'omicidio del militare italiano Giovanni Pezzulo. Si trovava in Afghanistan per distribuire viveri e vestiti alla popolazione, il senso più pieno della missione umanitaria. L'hanno ammazzato in un agguato a ovest di Kabul. Pezzulo, lascia moglie e figlia liceale. Avrebbe compiuto 45 anni tra dieci giorni. Brrr. Mi sento gelare a questa notizia. Quest'Italia, confusa tra un'elezione e l'altra, neppure si ricorda di aver lasciato fuori pezzi d'Italia. La cronaca spesso ce li restituisce in bare avvolte da bandiere tricolore. Tra rifiuti che ci sommergono, senatori impazziti, inseguimento del bipolarismo imperfetto e blitz negli ospedali dietro telefonate anonime, ci siamo dimenticati che migliaia di soldati difendono il nome dell'Italia in paesi in guerra: Afghanistan, Iraq, Libano. Si chiamano missioni di pace, perché solo così talvolta passa il sì del Parlamento. Il partito delle mamme in lacrime allora diventa il più forte in circolazione. Ma si svolgono in terre in guerra e dove c'è la guerra si corre il rischio di essere ammazzati. Con Giovanni Pezzullo sono dodici i soldati italiani morti in quattro anni in Afghanistan. Pezzulo rappresenta quest'Italia povera e dignitosa che immigra e si integra per lavorare. Insomma, per quanto mi riguarda, se le cose stanno in questi esatti termini -esatti termini? ma come cavolo parlo oggi?- la situazione non è facile. Momenti di imbarazzo. Parole grosse, vero? Certo è che le frasi che ho scritto sono venute fuori indipendentemente dal mio controllo. Ma è tutto vero. Per l’appunto. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
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